04 Mag Cartella di pagamento: nulla se gli interessi indicati non sono motivati (Sentenza del 25/06/2018 n. 2890 – Comm. Trib. Reg. per la Lombardia)
Nel caso in esame, una società aveva impugnato una cartella di pagamento originata dal recupero degli interessi maturati in un periodo di sospensione giudizialmente disposta -su istanza della stessa società- dalla CTP adita in via giudiziale per la controversia su un debito erariale principale. La società decideva di rateizzare il debito prima della pronuncia di sospensione ma l’amministrazione finanziaria decideva di riscuotere gli interessi maturati per il periodo intercorrente tra la ordinanza di sospensione e la data di revoca della sospensione medesima.
Orbene, l’iscrizione a ruolo di tali interessi è illegittima. Con un altro giudizio la società impugnava la cartella di pagamento con la quale l’Amministrazione agiva per la riscossione degli interessi maturati per il periodo intercorrente tra l’ordinanza di sospensione e la data di revoca della sospensione medesima, denunciando i seguenti vizi:
1) incomprensibilità del computo degli interessi;
2) infondatezza del merito della pretesa impositiva.
I giudici di prime cure ed i giudici della CTR Lombardia, con la sentenza del 25.06.2018, n. 2890, hanno ritenuto l’iscrizione a ruolo di tali interessi illegittima. Secondo i giudici della CTR Lombardia “la prospettazione erariale si pone “in aperta contraddizione” con il principio giurisprudenziale, più volte ribadito ( cfr.Cass. n. 8651/2009; Cass. n. 15554/2017), e dal quale non vi è ragione di discostarsi,secondo cui, <<in tema di riscossione delle imposte sul reddito, la cartella di pagamento degli interessi maturati su un debito tributario dev’essere motivata dal momento che il contribuente dev’essere messo in grado di verificare la correttezza del calcolo degli interessi» >>.
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